13  Dicembre

"Oggi più di ieri, pretenziosi tappeti rossi vengono srotolati per il sovrano consumatore. Patetici e goffi babbi natale insaccati in rossi costumi e ridicoli cappucci, in compagnia di veline e majorettes parimenti incappucciate, invitano alla frequentazione di negozi ed empori, di vinerie e di rosticcerie: comprate! Vastissimi supermercati e artefatti mercatini tradizionali attendono tutti con un diluvio di lucine e, in queste nostre terre cristiane (?!) i più le confondono con la Luce, quella vera che “viene in questo mondo e le tenebre non hanno compreso”.
Vien voglia di spostare la festa dal 25 dicembre al 6 gennaio, in armonia con le sante chiese d’Oriente e con quelle povere e antiche d’Africa. Lasciamo quella profana delle lucine ai mercanti che l’hanno ipotecata da e per gran tempo e facciamo quella cristiana: il Natale della Parola Incarnata: “Luce per illuminare le genti, Luce vera senza tramonto”.
È davvero necessario riprenderci il senso vero del Natale cristiano! E’ il primo atto di una grande vicenda. La scena non si fermi alla gioiosa cavità rocciosa di Betlemme, ma vada fino a quella fatta scavare nella roccia da Giuseppe di Arimatea e rimasta vuota perché Cristo è risorto, è veramente risorto. Le immagini come in una dissolvenza si trasformino: la culla, la bottega da falegname, le giare d’acqua mutata in vino, il monte delle beatitudini, l’orto del sudore di sangue, la Croce, il sepolcro vuoto, il Risorto. È Natale!
Il Natale sia anche poesia, leggera e leggiadra, con la neve, gli aceri, i tramonti, le stagioni, i mulini a vento e tante altre immagini suggestive e delicate.
Il Natale è anche occasione per spargere auguri (come il seminatore spargeva la semente) che talvolta riannodano antiche amicizie dal tempo sfilacciate, è anche solidarietà, anche tenerezza, anche accoglienza, anche…
Purché sia anche." --
Aldo Ungari, scrittore contemporaneo italiano