Tutto il bene che ho fatto è stato grazie a questa comunità

La celebrazione e la festa per i 25 anni di sacerdozio di Padre Umberto

Redazione Parrocchia San Gaetano 18/04/2025 0

Sabato 12 aprile: festa grande nella parrocchia di San Gaetano a Roma per le nozze d'argento da sacerdote teatino del parroco padre Umberto Micillo, che il 15 aprile 2000 fu consacrato sacerdote e nella nostra comunità ha esercitato i primi 25 anni del suo ministero. Sempre con quello stile fatto di accoglienza e apertura, disponibilità e cura verso tutti, accompagnando ciascuno con affetto sincero e discreto nelle difficoltà e nelle gioie della vita. Così lo ricordano i tanti parrocchiani, amici, confratelli teatini e del clero diocesano, che hanno riempito la chiesa per la messa. Una cifra distintiva di padre Umberto che emerge anche nelle testimonianze raccolte nel libretto Un volo lungo 25 anni, realizzato e distribuito per celebrare questo anniversario.

«Non mi poteva capitare una comunità migliore», sottolinea durante l'omelia padre Micillo, ringraziando i suoi parrocchiani e i sacerdoti teatini. «Tutto il bene che ho fatto è stato grazie a questa comunità. Tutti siete stati pronti ad accettare ogni sfida che vi ho proposto». «In questo libretto - osserva - ci sono solo cose belle, come era immaginabile, ma a leggerlo con attenzione ci sono anche tante cose non dette. Altre mancano: vuol dire che mi dovrò impegnare di più in questa parte che manca».
I ricordi e i ringraziamenti di padre Umberto vanno poi ai genitori, emozionatissimi, e ai fratelli. A don Michele Verolla, il suo parroco di Santa Maria dell'Arco a Frignano, in provincia di Caserta, la parrocchia del suo paese di origine dove ha maturato la vocazione al sacerdozio.
«La nostra è sempre stata una comunità aperta e in dialogo con tutti indistintamente, un cammino ecumenico fatto non di parole, ma di vissuto quotidiano nei rapporti con tutti», ricorda don Michele. Mentre Rosa, la madre di padre Umberto, racconta quando come regalo di diploma suo figlio «chiese di andare con la parrocchia al santuario di Lourdes per prestare servizio e assistenza ai malati e al suo ritorno ci annunciò che si era cresimato e come padrino aveva scelto proprio il parroco don Michele».

Padre Umberto ringrazia anche la comunità dei padri teatini, conosciuta per caso nel 1992 partecipando a un campo estivo a Morlupo, rimanendo «attratto dalla comunione, dalla sintonia e dall'amore percepito tra i giovani preti che ci avevano accolto a Morlupo». Padre Carmine Mazza, l'attuale provinciale dei teatini, tra i concelebranti la messa dell'anniversario di sacerdozio di padre Umberto, sottolinea come diventare preti, ministri di Dio oggi, «significhi rendere presente il Signore in mezzo a noi, amministrare la sua misericordia a chi desidera ricominciare, accogliere e servire la comunità a cui si è inviati».
Il grazie di padre Umberto è anche per suor Paola, la suora recentemente scomparsa, «che mi ha introdotto al mondo del volontariato e a cui devo il coinvolgimento nel servizio in carcere». Infine, un pensiero di gratitudine per due suoi maestri, i padri teatini Luigi, «un padre per me», e padre Vincenzo, del quale a conclusione della celebrazione viene letto un testo autografo scritto proprio per l'ordinazione sacerdotale di padre Umberto.
Emozionante l'esecuzione dell'inno del Giubileo del 2000, evento che sempre legherà padre Umberto al suo sacerdozio.
La festa continua poi nel giardino della parrocchia con il rinfresco, a cui hanno contribuito anche molti parrocchiani, le foto, i ricordi di 25 anni che si intrecciano alle emozioni e ai volti. Quell'enorme biglietto d'auguri sagomato sulla forma della chiesa della parrocchia con i nomi di tutti i parrocchiani al posto dei banchi. Aspettando di ritrovarsi di nuovo insieme a festeggiare i 50 anni di sacerdozio di padre Umberto. Ma l'augurio per tutti lo fa proprio padre Umberto: «riuscire a essere sempre accoglienti e disponibili verso tutti. Il primo impatto con l'altro deve far intravedere un'accoglienza e un'apertura. Va sempre cercato un modo di dire Sì e, se il Sì non può essere detto, allora bisogna accompagnare l'altro alla comprensione del No».

Emanuela Micucci

Le immagini della celebrazione e della festa

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"Papà" Luca accende la miccia... dei giochi

Luca Napolitano è stato scout nella nostra parrocchia e poi, con spirito di servizio, ha anche svolto il ruolo di animatore dell'Azione Cattolica Giovani insieme a Matteo Aliffi. Sempre pronto a fiutare occasioni in cui offrirsi generosamente, dopo aver coinvolto molti anni fa la nostra parrocchia nel gemellaggio con il paese di Lucoli, colpito dal terremoto, in questi giorni ha deciso di passare il suo periodo di ferie presso la Caritas di Lublino, in Polonia,  per animare i giochi dei bambini ucraini rifugiati. Ecco la cronaca di una delle sue giornate. Un grazie caloroso a Luca.

Ciao,
Ieri non vi ho scritto nulla perché sono tornato la sera stanchissimo da una casa di accoglienza di bimbi rifugiati. Eravamo nel paesino impronunciabile di Księżomierz, in piena campagna a sud di Lublino, nella profonda Polonia rurale, in mezzo a tavolate sterminate di verde, dove praticamente ho fatto animazione per 5 ore filate senza fermarmi, manco per il pranzo. La casa era semplice, ma carina con un bel parco attorno. Non è una casa Caritas, ma è finanziata dalla Caritas, quindi suor Monika, che mi ha accompagnato insieme a suor Agnese, ci si reca ogni tanto per sorvegliare che tutto vada bene e per ispezionare il corretto utilizzo dei fondi stanziati.

Ci saranno stati circa 15 bimbi, senza contare i ragazzi più grandi. In pratica io sono arrivato e ho solo acceso la miccia. Ricordo che i primi due bimbi che ho incontrato erano i gemellini biondi Sasha e Pasha, che avranno avuto 3 anni, tutti e due belli sorridenti, poi dal resto del gruppo sono stato letteralmente (LORO MI HANNO) sommerso di attenzione, che credo fosse una voglia inesauribile di affetto, divertimento, contatto fisico, tenerezza ecc ecc... Soprattutto le bambine erano quelle più agguerrite a contendermi, mi prendevano per mano, mi camminavano accanto, volevano essere portate sulle spalle.

Una di loro, Veronika, credo di 4 anni circa, è stata incredibile, perché senza nemmeno conoscermi è entrata dalla porta della saletta dei giochi mentre avevo appena iniziato a intrattenere qualche bimbo, e mi è letteralmente corsa incontro per abbracciarmi con un sorriso e due occhi indescrivibili che sembravano il ritratto esatto della gioia, e da quel momento fin quando è risalita per il riposino non si è più voluta staccare da me.

A parte questo, durante le cinque ore si è giocato-giocato-giocato senza soluzione di continuità. Nemmeno adesso riesco a fare la lista di quello che abbiamo fatto, ma loro erano attratti da tutto e rispondevano a ogni stimolo. Per dirne una, a turno abbiamo ricoperto di mollette qualche bimbo dalla testa ai piedi, dopodiché era d'obbligo il giro d'onore (o dell'orrore) da sotto a sopra, passando dal corridoio stretto e buio delle camerate, in processione dietro al bimbo sommerso di mollette, che in quello stato era diventato non si sa come un feroce zombie.

Alla fine, più assetato che stanco, mi sono seduto a bere un bicchiere d'acqua su degli scalini, e vicino a me stavano 3 bimbe. Una di loro, la più piccola, di circa 3 anni, che nemmeno avevo visto fino a quel momento, perché non era stata con noi durante i giochi, mi chiama "papà" e la mamma le dice subito qualcosa tipo: "sì, papà Luca, poi papà Tizio, papà Caio, papà Sempronio".

Ovviamente non faccio domande. A tempo scaduto ho dovuto riordinare il mio valigione dei giochi: mettere ogni cosa dentro esattamente come ne era uscita davanti agli occhi dei bambini. Intorno si è creato un clima di silenzio. Fare questa azione mi è sembrato crudele, in un certo senso l'ho avvertito come un tradimento, e vederla deve aver dato la stessa sensazione ai bambini, l'amputazione improvvisa di qualcosa di bello e felice.

Quando siamo ripartiti ho detto a suor Monika in macchina: non so se è più crudele andarsene o non venire proprio.

Giovannella

 

 

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Un concerto per l'accoglienza

Torna il Concertone di Natale del Coro Cantering che si esibirà in parrocchia mercoledì 8 dicembre alle 19:30.

Quest'anno il concerto avrà un valore particolare perché l'intero ricavato sarà utilizzato per realizzare una casa di accoglienza in parrocchia, nell'ambito di un progetto della Caritas Parrocchiale che abbiamo voluto chiamare Casa Mia.

Per la sicurezza di tutti, sarà necessario essere in possesso del Green Pass e indossare sempre la mascherina.

Vi aspettiamo quindi l'8 dicembre: non mancate!!

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